Cosa sono i Backlink nella SEO?

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Cosa sono i Backlink ?

Ecco qualche suggerimento per riconoscerli evitando le sanzioni di Google.

 

Innanzitutto: che cosa sono i backlink? In ambito SEO, gli inbound link, o chiamati anche semplicemente link in entrata, sono quelli che da una pagina di un sito web indirizzano a un altro sito, ovvero sono collegamenti che da fonti di terze parti puntano verso il tuo sito web

I backlink sono da considerare tra i più importanti fattori di posizionamento SEO; per questo è necessario fare molta attenzione ai link esterni che puntano verso la tua pagina web, in quanto Google e altri motori di ricerca li utilizzano per stabilire la reputazione di un sito. Per questo motivo, se i backlink provengono da fonti affidabili, per esempio un sito o giornale molto rilevante per il tuo settore, il sito ne beneficerà maggiormente a livello di ranking.

Questi collegamenti contribuiscono a creare il profilo backlink del tuo sito: è necessario controllare almeno una volta al mese, tramite un audit, che non siano presenti al suo interno quei link detti non naturali o dannosi.

Quali backlink sono dannosi per il tuo sito?

Prima di tutto però, rivediamo quali possono essere le maggiori tipologie di backlink utilizzati:

  • Link NoFollow: sono collegamenti necessari, ma che non vogliamo vengano inclusi tra i fattori di posizionamento. Per far sì che non vengano considerati, devono essere indicati con l’attributo rel = “nofollow”.
  • Link DoFollow: sono i link che contribuiscono al posizionamento, ovvero quelli che passano dal PageRank di Google.
  • Link UGC: link User Generated Content, cioè quelli inseriti direttamente dagli utenti, per esempio in un forum.
  • Link ad alta autorità: che si trovano su fonti altamente attendibili, come un media importante o un e-commerce di rilievo.
  • Link tossici o dannosi: quelli che provengono da siti web sospetti, poco autorevoli o che, in generale, violano le Linee guida di Google.

 

Prendiamo ora in esame quest’ultima categoria, i link dannosi, che possono seriamente penalizzare il tuo sito web. Quali sono quindi i fattori scatenanti che possono portare a una sanzione da parte di Google? Quali sono le tipologie di link considerati tossici?

Prima di tutto, precisiamo che un unico link tossico non comporterà una sanzione, ma un insieme di più collegamenti dannosi può invece portare una penalizzazione. È importante considerare che sia i link recenti che quelli di vecchia data possono contribuire, così come la fonte dalla quale provengono: Google non fa distinzione. Questo tipo di sanzioni non sono assolutamente da sottovalutare, a volte sono necessarie più richieste di riconsiderazione affinché Google decida di revocare una penalizzazione e i tempi necessari per uscirne possono arrivare fino a sei mesi.

 

Linkbuilding: quali sono le tipologie di link in entrata dannosi per il tuo sito?

  • Le web Directory: è utile controllare la mole di traffico verso il tuo sito, in quanto possono contribuire alla penalizzazione; se consideri però questi link utili per te, non procedere necessariamente alla rimozione o al disconoscimento, ma prima chiedi al proprietario di aggiungere gli attributi rel = “nofollow” o rel = “sponsored” (quest’ultimo è utile per far capire a Google che si tratta di una sponsorizzazione diretta).
  • Le PBN: ossia Private Blog Network, quindi la creazione di una rete di link all’apparenza separati, ma che in realtà appartengono allo stesso individuo. Quando si determina che un dominio PBN è spam? Per esempio se il traffico che porta è debole, se è stato creato da poco tempo oppure se non contiene la Privacy Policy o i contatti. In un caso come questo, la cosa migliore da fare è rimuovere o disconoscere i collegamenti.
  • I Guest Post nel momento in cui all’interno dell’anchor text presentano keywords esatte, il tutto con l’unico obiettivo di generare traffico. Questo tipo di link viola esplicitamente le Linee guida di Google, infatti risulta ovvio che il collegamento non ha nessun valore per il lettore, ma è semplicemente stato creato come merce di scambio. Quasi tutti i siti attribuiscono il rel = “nofollow” a questi link, ma se così non fosse il consiglio è quello di rinnegarli o rimuoverli.

In generale, la pubblicazione di molti guest post su altri siti web non è detto che contribuisca positivamente al tuo posizionamento, inoltre è sempre meglio evitare il più possibile la promozione diretta di un prodotto o servizio.

  • Spam: redirecting non autorizzato, link che non hanno a che fare con il contenuto trattato dalla pagina e keyword stuffing. Anche lo spam creato dagli utenti all’interno di un forum, con commenti che riportano link per esempio, oppure collegamenti all’interno di firme personali o contatti e, ancora, lo spam evidente, generato da spam posting.

L’utilizzo di questi stratagemmi viene considerato da Google come una tecnica di Black Hat, è perciò da evitare in ogni caso. Se vi trovate davanti a questo tipo di backlink, l’unica soluzione è quella di rimuovere il collegamento o di ricorrere al disavow.

  • I link a pagamento o sponsorizzati (tra i casi più frequenti): si possono trovare all’interno di articoli promozionali o pubblicitari e contengono keywords proprio all’interno del testo di ancoraggio. Quando questi link vengono utilizzati senza inserire gli attributi rel = “nofollow” o rel = “sponsored”, sostanzialmente si violano le Linee guida di Google ed è facile quindi incorrere in una sanzione.

Si rende quindi necessario evitare la promozione diretta senza specificarlo con i giusti attributi: se un sito esterno inserisce un link alla tua offerta, chiedi sempre che venga categorizzato come rel = “sponsored”. Solo nel caso in cui non fosse possibile, serviti del disavow.

  • Collegamenti all’interno di un widget: se fonti terze inseriscono un link verso il tuo sito web, assicurati che venga specificato come rel = “nofollow”, in caso contrario, rifiutalo.
  • Annunci diretti o link affiliati: ovvero le tipiche call to action come “acquista ora” o “registrati”. Anche a questo tipo di link vanno aggiunti gli attributi citati in precedenza per evitare di essere penalizzati. In caso di sanzione, provvedere al rinnegamento o alla rimozione.
  • Link non visibili: ossia i collegamenti che vengono presentati come fossero un normale testo. Questo va contro le Linee guida di Google, perciò se dovessi imbatterti in questo caso, chiedi di renderli visibili e, se non dovessi riuscire, chiedine la rimozione o rinnegali.
  • Link in directory aziendali di bassa qualità: il suggerimento è quello di rimuoverli o, se non è possibile, disconoscerli.
  • Link che indicano frasi come “Designed by” o “Powered by”: vanno sempre indicati con rel = “nofollow” o rel = “sponsored”, altrimenti si incorre in sanzione. Contrariamente, rinnegali o rimuovili.
  • Ulteriori link da evitare: verso contenuti vietati ai minori, verso recensioni prodotto, link diretti a contenuti che appartengono a un altro sito (video, immagini, file…), in questo caso è violazione di diritti.

 

In linea generale è quindi sempre utile monitorare, avvalendosi dei giusti strumenti, il proprio profilo backlink. È consigliabile un audit mensile, al fine di evitare la penalizzazione da parte di Google. Il processo di rimozione di una sanzione, come dicevamo, può richiedere anche 6 mesi di tempo e molteplici richieste di riconsiderazione. La prevenzione perciò è sempre la tecnica giusta per ottenere i risultati migliori.

 

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